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Ambrosio Paolo - L'immagine è un atto non una cosa
Ambrosio Paolo - L'immagine è un atto non una cosa

“L’Immagine è un atto non una cosa” Jean-Paul Sartre

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Ambrosio Paolo - L'immagine è un atto non una cosa

L’immagine è un atto non una cosa. Nel “Io dell’Immagine” Ambrosio Paolo considerando Sartre ha dato la parola all’Immagine. Nello scritto il rapporto tra immagine e osservatore è fondato su noi immagini per cui nella relazione è l’immagine il valore fondamentale con la conseguente messa in scena di un annuncio non di un’analisi. E’ un ritratto mediante la parola dell’immagine che parla di se stessa amorosamente a confronto con l’osservatore che ascolta. L’immagine, si esprime e si dimena con il gesto di un corpo in azione simile al ruolo del cercatore di tartufi.

Noi immagini dell’arte potremmo essere il Messia per salvare il mondo dall’omologazione. In contrapposizione alla spettacolarizzazione, noi, nelle vesti di un bambino che ricombina i pezzi di antiche collezioni, diamo al pubblico l’intuizione con la quale scegliere l’opera dalla quale è toccato. La creazione di noi immagini dal niente al tutto dura parecchio tempo mediante un corpo a corpo tra i nostri attributi d’immagine e l’autore che, trova infine la soluzione per esprimersi. L’artista, nel processo di verifica concettuale degli automatismi acquisiti di lontana origine ancestrale, entra nella materia ed elabora l’enigma nel silenzio dello spazio. Attua cosi’ una investigazione della cosa mentale per scoprire il bello mentre nasce. Nel momento in cui i processi cognitivi dell’autore cominciano a formare i caratteri dell’opera noi immagini ci troviamo ancora al buio. In questo tempo spesso non vi è frutto di calcolo razionale ma attesa dell’impulso emotivo del momento.

Con la mia nascita metto in gioco i fattori espressivi che mi danno vita ed ho già una prima incombenza che si materializza nel rapporto con il mondo degli oggetti della società di massa. I segni che mi compongono sono lettere di un alfabeto senza grammatica che non trovano giustificazione nel valore del singolo ma in quanto fanno parte di un insieme esistendo per se stessi nell’intento di comunicare. Il segno è memoria del gesto e sale, nel suo compiersi, per lenta capillarità dal profondo dell’esperienza. Noi immagini, mediante la mano dell’artista, accordiamo ai segni, alle forme, lo spazio vuoto che loro si disputano confrontandosi con le angosce e paure dell’artista nella mediata ricerca di soluzione delle tensioni. Siamo portatrici di gioia, collera, angoscia, disgusto, tristezza; conversiamo tra noi, senza che gli umani odano, con energia indomabile nell’attesa della nascita.

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