Le più recenti pitture di Ambrosio Paolo, anni 1970, segnano un svolta, nella tensione di una ricerca che procede a tempi stretti, tutta rivolta ad una decantazione dell’immagine; e testimoniano il raggiungimento di un’altra stazione (e stagione) espressiva attraverso un assorto operare estetiche che nel corso di pochi anni è venuto assumendo implicazioni tanto più globali, quanto più semplice ed essenziale diveniva il modo di procedere.
Se per questo gusto della riduzione ai minimi termini i suoi quadri possono accostarsi alla tendenza della nuova pittura, per altri aspetti se ne discostano esplicitamente, perché denotano un retroterra più largo e composito intessuto di stratificazioni riferibili a diversi momenti storico-artistici.
Ma non c’è niente di ricostruito a tavolino, niente di libresco o didattico, e questo è un primo fatto da sottolineare per individuarne al poetica e la connotazione più autentica e personale delle opere… la magia dell’assolutezza attinta nella più sciolta libertà della ragione: quadri da salirci dentro per un viaggio lucido e strano, nei labirinti silenziosi dell’anima. Lucio Cabutti 1975